Avevamo azzardato un certo entusiasmo per il primo singolo, “Nasty“. Ci aveva dato delle belle sensazioni per il nuovo album dei Prodigy, ci aveva ricordato quel che i ragazzacci di Essex son sempre stati in grado di fare: produrre esplosioni di energia restando allo stesso tempo una firma originale, con riff e beats che non si arrendono alla banalità e restano oltre la soglia dell’ingegnosità media. Poi, qualche settimana dopo, è arrivato il secondo singolo, “The Day Is My Enemy“, e sentirli così nettamente NineInchNailsizzati ci ha lasciato qualche perplessità circa quel loro essere originali di cui sopra.
Ora, ieri esce il terzo singolo, “Wild Frontier”, decisamente più simile al primo. È quello che sentite qui sopra: siamo di nuovo al puro amen break (che di per sé non è un segno né negativo né positivo), ma stavolta senza una vera, netta intuizione. È un puro e semplice pezzo d’n’b. Tutto qua.
Ecco, è questo che ci fa paura. Non ci preoccupa che i Prodigy si spostino su strutture tecniche più o meno note, finché ci mettono quei loro guizzi di fantasia. Ma se i pezzi diventano semplici ai limiti del piatto e banale, iniziamo a preoccuparci più seriamente per la riuscita complessiva del nuovo disco. Valutazioni ancora premature, ovviamente, eppure già significative. A questo punto ci tocca aspettare il disco completo, sperando di trovarci un disegno generale che faccia funzionare tutto. Incrociamo le dita.