Divertirsi e fare musica. A volte sembra così difficile, perché spesso cadiamo nella tentazione di iniziare discorsi che poi si traducono in complicate dissertazioni su stili, generi e dettagli tecnici e che, alla lunga, possono risultare noiose. Per fortuna, ci sono persone che ci riportano con i piedi per terra (o sul dancefloor) e ci ricordano che suonare è bello e ballare viene di conseguenza. Fino a pochi anni fa un talento emergente del panorama elettronico olandese, William Kouam Djoko si è affermato come uno dei dj e producer più richiesti al mondo. Magari anche perché divertirsi e divertire gli altri con la propria musica – non importa se fossero parenti, amici o sconosciuti – è stata la sua naturale vocazione fin da bambino. È stato divertente fare questa intervista e conoscere una persona così eccitata dalla sua musica e dalla sua vita, che in questo caso coincidono molto. William è un dj che non ha paura di esprimere se stesso e che vive in prima persona lo scambio elettrizzante di emozioni con il pubblico. Buona lettura e rimanete aggiornati sulle sue release per Leftroom e Voyage Direct a metà tra house, techno, pop e altro ancora.
Ciao William, portiamo le lancette indietro di quasi dieci anni, praticamente agli esordi della tua carriera. Partiamo quindi il progetto Jason and the Argonauts, è stato quello il vero e proprio inizio, o sotto sotto qualcosa stava già muovendo?
Sì ho sempre avuto un trasporto innato per la musica e per fare spettacolo, sia che si trattasse di ballare durante le feste a scuola o di intrattenere parenti e amici con qualcosa di diverso dal solito. Ho poi iniziato a prendere lezioni di danza, provando con quella classica e contemporanea, ma purtroppo, a causa di un problema al ginocchio, non ho potuto portare avanti questo sogno, che è rimasto nel cassetto. Subito dopo sono arrivate la house e la techno…ahah! La mia avventura nella musica dance è iniziata proprio con Jason and the Argonauts. Era una formazione domestica composta da tre amici dj/producer conosciuti a scuola con me al microfono. Ci siamo divertiti un mondo saltando sul palco e scambiando energia con il pubblico e tutto ciò mi ha insegnato molto, da come comportarsi on stage a come lavorare in studio.
Hai detto che da bambino ti mettevi sempre a ballare sulla musica di Michael Jackson. Ti aveva colpito il personaggio oppure era il musicista che è in te che stava venendo fuori?
MJ ha colpito e influenzato me tanto quanto è capitato ad almeno una o due generazioni di suoi fan. Ma è vero che praticamente da quando ho imparato a camminare, ho cercato di imitare le sue mosse e il suo carisma. Tra i 6 e 12 anni mi mettevo a scuola a cantare in playback vestito da MJ e la gente commentava: “Oddio, eccolo di nuovo, chissà quale canzone di MJ avrà scelto” ahah… Però che ci posso fare, ero e rimango un suo fan.
Poi è arrivato il momento del clubbing vero e proprio, in alcuni dei più importanti locali e festival in Olanda, come Now&Wow e Club 11…
Sì, il Now&Wow di Rotterdam con le sue feste leggendarie e dj come Joost van Bellen, Benny Rodrigues e Erick E mi hanno aperto la strada alla musica dance. A 18 anni ho preso la patente, che mi ha permesso di uscire liberamente a Rotterdam (sono cresciuto vicino a L’Aia). Non potete immaginare che cosa non ho visto e sentito. Ecco cosa mi è rimasto impresso: musica full-on da cornice a questo immenso magazzino, con tutta quella gente molto easy che ballava su ritmi micidiali – roba che non avevo mai sentito – un impianto audio imponente e tutti vestiti al top. Poi mi sono trasferito ad Amsterdam dove aveva appena aperto Club 11 e, trovandosi all’undicesimo piano vicino alla stazione centrale, avevi questa sensazione fantastica di stare da soli contro il resto della città e del mondo. È stato, come dire, un bel bagaglio di partenza.
Quale rimane il tuo ricordo più significativo di questo periodo di clubbing?
Sicuramente tutte le serate da urlo con Jason and the Argonauts, essendo in quattro puoi immaginare che razza di casino ci fosse durante le prove e le performance. Ci siamo fatti molte serate nei club e rave party non proprio legali in giro per l’Olanda tra il 2004 e il 2007. Tutto rigorosamente low budget e per amore della musica e dello spettacolo. Però le serate erano fantastiche e piene di pubblico. All’inizio inoltre non ci portavamo solo i laptop e un po’ di hardware, ma avevamo un intero desktop (con monitor), un SL 1200 per Jason che mixava la sua collezione Studio Eins, una drum machine, cavi, connettori, il mio microfono e ancora un Kaosspad. Così ogni serata diventava un circo, sì proprio un bel ricordo!
Dal tuo punto di vista, come valuti la scena minimal olandese attuale? In genere quando si pensa musicalmente all’Olanda, si fa riferimento alla musica house e trance, ma che cosa trovi sia cambiato da quando ci hai messo piede?
Da quando ci sono entrato, penso che la situazione qui in Olanda, e in particolare ad Amsterdam dove vivo, sia sempre molto dinamica e sia un po’ come la culla delle nuove tendenze che poi si sviluppano nel resto del mondo. Sono arrivato al culmine dell’ondata “minimal” iniziata da Richie Hawtin almeno dieci anni prima e per cui ho letteralmente perso la testa. Al momento però c’è spazio per molti generi diversi che hanno trovato il modo di convivere assieme. Quello che apprezzo qui in Olanda è che nella stessa serata puoi trovare producers techno che suonano assieme ad artisti disco, per arrivare magari a qualcosa più in stile UK bass e il dancefloor risponde sempre alla grande. È questo che adoro del panorama musicale qui in Olanda.
Bene, veniamo alla tua serata Late Night Society ad Amsterdam, al fianco di Boris Werner.
È una serata che assieme a Boris organizziamo ogni due mesi da ormai tre anni al Trouw di Amsterdam. Olaf (organizzatore e proprietario del Trouw) aveva chiesto nel 2010 a Boris se volesse ospitare una serata, in quel periodo eravamo coinquilini e amici dal tempo della mia prima vera performance con J&A nel 2004. Così in pratica è nata Late Night Society. “Vestitevi chic e siate trash” è stato il nostro motto fin dall’inizio e abbiamo sempre spinto gli artisti ospiti a vestirsi in maniera particolare e a lasciarsi andare. Da quest’anno abbiamo tolto la parte sul dress code dal motto, ma nonostante ciò la gente si comporta sempre in maniera molto trash, ahah! Abbiamo invitato artisti come Tom Trago, San Proper, Ion Ludwig, Seth Troxler, Jamie Jones, Maceo Plex fino a Wareika, Mr G e Mathew Jonson e direi che abbiamo passato delle notti magiche.
Parliamo della tua estate, che sappiamo essere stata intensa, con la tua residenza al Sankeys a Ibiza dove ormai sarai di casa. E poi ancora il tuo showcase al Rex Club a Parigi…
Beh arrivare ad Ibiza per la prima volta ed inizire da subito con una residenza in una venue così esclusiva come il Sankeys, lascia il segno. Ci sono stato sei volte e ad ogni viaggio sapevo che avrei portato qualcosa di speciale con me, non importava cosa. Chi va ad Ibiza vuole fare follie, spendere tutti i soldi in feste e dare tutto quanto ha in corpo, salute compresa! Sono stati momenti intensi, spinti al limite e per fortuna per la prima volta quest’anno ho anche potuto concedermi il mio primo momento di pausa ad Ibiza. Ahah, ci voleva proprio! Per il Rex invece, tempio della techno, finalmente ho avuto l’opportunità di suonarci. C’ero stato come due o tre volte non per suonare, ma questa volta, dall’altra parte della barricata ho potuto assistere alla folla che impazziva. Ho suonato giovedì per l’Hello! Party subito dopo Kalabrese, che aveva terminato il suo set a 116 BPM alle 3 di mattina e il pubblico stava andando fuori di testa. Voglio dire, 116 BPM, frequenza un po’ bassina. Quando è arrivato il mio turno, ho accelerato i BPM e spinto in alto la serata. Da orgasmo, ritmi molto sexy! Spero di poter trovare una registrazione in giro per riviverla di nuovo.
Veniamo ora alla tua attività da studio, partendo dal tuo debutto con Hard Loving nel 2008. Il tuo ultimo EP invece è uscito lo scorso luglio pubblicato da Leftroom. Cosa ci racconti di questa tua produzione? Come hai lavorato il suono dalle tue prime sperimentazioni in studio?
Sembra che sia ormai passato molto tempo da Hard Loving. In termini musicali cerco sempre di andare oltre i confini e spesso lo fa la musica per me, in quanto perdo immediatamente la pazienza quando in studio ripeto qualcosa per la seconda volta! Hard Loving è l’esempio perfetto di una composizione attuale e sento che è una traccia ben riuscita. La suonerei ancora oggi nei miei set al suo tempo giusto, ma fortunatamente posso dire di essere cambiato come individuo e come artista. L’ultima release per Leftroom Man Like Me direi che tende più verso sonorità pop. Mi piace come è uscita. La nuova produzione per Voyage Direct è invece ancora diversa, rappresenta un sperimentazione in cui l’energia e il tempo non sono esattamente né house né techno ed è collegata ad un video. Le tracce si chiamano Deflourished, dateci un’occhiata.
Parli molto bene di Matthew Herbert, che per te ha realizzato un remix di Man Like Me, ci dici qualcosa sulla vostra amicizia e su come vi siete conosciuti?
Il fatto che Mr. Herbert abbia remixato una mia traccia è stato l’avverarsi di un sogno! Per quanto posso dire, per me rimane un modello sia come producer che come persona, anche se in realtà non ci siamo mai conosciuti, nemmeno per il remix. Da quando ho iniziato a suonare, il suo metodo di fare e di socializzare con musica mi hanno sempre affascinato. Sa esattamente cosa vuole e come ottenerlo e in più non è legato ad uno stile in particolare, anche se suona in una big band. Una volta l’ho visto suonare a Rotterdam, dove eseguiva un brano in cui i musicisti strappavano dei giornali (uno tra quelli più letti in Olanda ma di bassa qualità) e tutto veniva campionato live sul palco. Eccezionale! Poi sul mio percorso arriva Matt Tolfrey, il contatto con Matthew Herbert attraverso la sua label Leftroom, e in poche settimane si realizza il remix. Ho spedito pezzi della mia traccia al management di Herbert e così è nata questa elettrizzante rielaborazione della mia traccia.
Ti circondi di molti amici interessanti! E cosa ci diresti della collaborazione con Tom Trago?
Sono fortunato ad aver intorno a me producer in gambissima, che poi sono anche amici e viceversa. Tom ed io ci troviamo molto bene insieme e sono felicissimo di far parte della sua creatura, Voyage Direct, che è aperta a tutta ciò che è innovativo e mi sento sempre molto libero di creare la mia musica.
Alcune date in cui possiamo venirti a sentire di questo autunno, immagino, molto impegnato?
Farò una serata Boiler Room il 17 ottobre, il 18 inaugurerò il mio nuovo music video e poi ci sarà la serata Super Pleasures per Visionquest, che sarà anche trasmessa su Be-At TV. Per concludere la settimana, domenica Makam, Tom Trago, Boris Werner ed io saremo impegnati in un set da 6 ore al Trouw. Il 9 novembre invece sarà il mio debutto al Watergate, non vedo l’ora!
Allora William, grazie per il tuo tempo prezioso e, in chiusura, secondo te c’è qualcosa di cui producer e dj devono essere coscienti in questo momento, oppure basta solo far ballare e chiuso il discorso?
Grazie per le domande e per avermi fatto raccontare tutte queste esperienze del mio passato. In conclusione vorrei mandare un messaggio intimo e personale. Cercate sempre di essere felici di ciò che la vita vi offre sul vostro cammino e concentratevi sui fatti positivi e che vi arricchiscono, piuttosto che perdere tempo con ciò che vi farebbe star male o con cui non vi troverete a vostro agio. Non abbiate paure di correre rischi e di staccarvi dal mainstream. Il vostro percorso individuale potrebbe anche impiegare del tempo per raggiungere l’obiettivo, ma se ci credete e siete sinceri con voi stessi e con quello che rappresentate per gli altri, allora sarete soddisfatti alla fine.
English Version:
Making music and having fun! Sometimes it’s not that easy to get the point, because we often get caught in snotty debates over styles, things and tiny details. Which may then result in boring accounts on very specific matters. But fortunately there are guys that remind us that making music is a lovely thing and dancing comes right along. Formerly rising star in the Dutch electro scene, William Kouam Djoko is now a DJ and producer with a well established worldwide reputation. Maybe that’s also because having fun and entertaining people – nevermind they were relatives, friends or unknown people – seem to have been his special gift since a very early age. Making this interview has been lot of fun, meeting a man who is really enthusiastic with his music and life, which in this case come together quite a lot! William is a DJ that is himself when making music and feels the interaction between the vibes coming from the dancefloor and his own performance. Enjoy this friendly chat and check out his latest works mixing house, techno, pop and much more on Leftroom and Voyage Direct.
Hy William, let’s look back at your career over a decade ago. Everything began with your band Jason and the Argonauts. This has been the very start but something was already moving underway, right?
Yes, I’ve always had something in for performing. It being either dancing on school open stage nights or just entertaining friends and family with weird bits. Later I took dancing classes, gave classic and modern ballet a shot, but due to a bad knee after a long time injury I couldn’t pursue that dream. After that house and techno came round… haha! Jason and the Argonauts was what started my entire on-stage dance music adventure. We were a four man house outfit: three DJs/producer friends I knew from school back then and myself on the mic with FX. It was always about the fun of us four being energetic on stage and sharing that experience with the crowd. It taught me a whole lot, from being on stage to working in the studio.
You said when you were a kid you couldn’t resist dancing to Michael Jackson every now and then. He must have made quite an impression on you, or was the seed of your musical character simply breeding?
MJ has had the biggest impact on me just like he did with one or two entire generations of MJ fans. But it’s true that when I was say as soon as I could walk I’d be trying to impersonate his dance moves and charisma. Between ages 6-12 yrs I would be doing playback shows in school dressed up as Michael Jackson. People would be like: “Oh God, here goes William again, wondering which MJ song he chose this time…” haha! But hey, what can you say. I was and still am a fan.
Later it was time for clubbing in some of the best venues and festivals in The Netherlands, like Now&Wow and Club 11…
Yes, Now&Wow in Rotterdam with it’s legendary parties and DJs like Joost van Bellen, Benny Rodrigues and Erick E really opened up my eyes for dance music. At 18 I just got my driver’s license which for me gave me the freedom to go out in Rotterdam (I grew up near The Hague myself). Man, the things I saw there. Full-on decoration in this big warehouse, outgoing people dancing to beats I had never heard, on a loud sound system and everyone dressed up at their best is how I remember it. Than I moved to Amsterdam where Club 11 just opened its doors and because of the location on the 11th floor close to Central Station you had this unique sense of us against the rest of the city/country/world. It all was a very good foundation to build from.
What is up to now your best memory of your first club sets?
It must be a collection of all our crazy Jason and the Argonauts trips. With four one can only imagine how much chaos everything is the whole time from rehearsals up to the actual gigs. We played a lot of club-gigs AND illegal raves through-out Holland from 2004 to 2007. All was very low-budget and for the love of the scene and music. But the parties were wild and plentiful. Also at first we didn’t bring just laptops and some hardware. We had an actual desktop (with monitor screen), one SL1200 for Jason to mix his Studio Eins record collection with, a Machine drum, cables, connectors and my mic plus Kaosspad. It made every single show into a circus. I’d say that’s one sweet memory!
How is in your view on the present minimal techno scene in The Netherlands going? Usually your country is associated to house and trance music, but what has changed since you started making music?
Ever since I’ve been involved in this scene I feel our scene here in Holland, or in my case Amsterdam, is always very alive and at the forefront of what’s happening in the rest of the world. I got in at the peak of the “minimal” wave Richie Hawtin started some ten years ago and I went crazy over it. But at the moment there is a lot of room for a lot of different music styles all existing next to each other. It’s not just one style per night. In one night you can hear techno artists play next to disco artists going on into something a little bit more UK Bass focused artists and the dancefloor is feeling every moment of it. That’s what I really like of the scene here.
What about your club night in Amsterdam Late Night Society together with Boris Werner?
It’s a bi-monthly night Boris and I are running for three years now at Trouw Amsterdam. Olaf (programmer and owner of Trouw) asked Boris to host a night there in the summer of 2010. At that time we were roommates and we have been friends since my very first gig with J&A in 2004. So one plus one made Late Night Society. “Dress up chic, act like trash” was our motto from the beginning and we always encouraged our guests and artists to dress up and make it a crazy night, which was great! Since this year we dropped the “dressing up” part of our motto but people still get pretty trashy haha. We’ve invited guests from Tom Trago, San Proper, Ion Ludwig to Seth Troxler, Jamie Jones, Maceo Plex to Wareika, Mr G and Mathew Jonson, which made for some pretty magical nights.
How was your summer season, being resident dj at Sankeys in Ibiza and establishing a relationship with the crowd. And what about your showcase at Rex Club in Paris?
Getting to Ibiza for the first time like this with a residency for a hotspot like Sankeys this year was a lot to take in. I flew to Ibiza six times in total and every visit I knew was gonna bring something special, no matter what. People go to the island to get crazy, party, spend all of their money and health and basically just give everything they got. It’s so intense. High highs and such. Good thing is this year actually brought me my first Ibiza sitdown moment haha! I enjoyed that a lot. As for my gig in techno temple REX, I was blessed with the opportunity to have finally played there. I’ve been as visitor two or three times before, but to finally stand in the booth and see the kids go crazy like they do in Paris was such a thrill. I mean, I played there on a Thursday for the Hello! Party after Kalabrese. He ended his disco set at 116 BPM at 03.00 AM and the people were going bananas over it. I mean, 116 BPM. That’s some slow jamming right there. Then when I took over at that tempo people encouraged me to go even deeper and then as I turned the BPM and energy up more and more it became orgasmic. Amazing sexv vibee. I hope I can find this recording back sometime to re-live it.
Now about your studio works, the first release was Hard Loving in 2008. Your latest EP was then released on Leftroom last July. Would you like to tell us something about it? How did you develop your sound since your first studio work?
Hard Loving already feels like a long time ago. Musically I’m always searching to break boundaries. Mostly her for myself, because I get really bored and irritated in the studio when musically I do something for the second time. Hard Loving is the perfect example of something fresh and I still feel this is a strong track. With the right timing I’d still play it today I guess, but luckily I can definitely tell I’ve evolved as a person and as an artist. My last release on Leftroom Man Like Me, is something glancing more towards a poppy vibe. I think it came out pretty nice. My new release on Voyage Direct is something different completely though. It’s a project in which the tempo and energy are not house or techno and it comes with a music video. The tracks called Deflourished so keep an eye out for that one.
You speak enthusiastically about Matthew Herbert, who made a remix of Man Like Me. Tell us something about him and how did you get in touch.
Having Mr. Herbert to remix a track of mine was a dream come true! The man is such an iconic producer and person as far as I can tell from the interviews I’ve read and seen with him. We actually never met in person or had contact for that matter. Ever since I started with music his way of doing music and being socially engaged is something that triggered me. He knows exactly what he’s doing and is not bound to one style of music even working with a Big Band. Once I saw him play in Rotterdam where he did a piece based around musicians ripping up a newspapers (by one of the widest read but very poor quality papers in Holland) and sample-ing that live on stage. It was amazing. Then comes Matt Tolfrey into my life. He had a link to Matthew Herbert through his Leftroom label and within weeks it was arranged. I could send the parts of my track to Herbert’s management and out came this electrifying rework of my track.
You really have lots of interesting friends working with you, now how’s playing hand to hand with Tom Trago?
I’m lucky to be surrounded by talented producers whom are friends and vice versa. Tom and I have a good connection going and I’m thrilled to be part of his Voyage Direct label. It stands for forward thinking music and I feel I get complete freedom in releasing my music.
Any dates you’d like to share with us of your – I guess – busy autumn?
I’ll do Boiler Room gig on Thursday 17th of Oct, on Friday 18th of Oct I’ll be showing my new musicvideo and after that it’s Super Pleasures for the Visionquest crew. This also will be broadcasted on Be-At TV. Too close off the week on Sunday Makam, Tom Trago, Boris Werner and I are playing a special 6 hours set at Trouw.
Also my Watergate debut coming up on 9th of November to which I am looking forward too!
Thanks for your time, if you want to make a final thought over what you think djs and producers should be aware of today or if it’s all about dancing, well nevermind!
Thank you for taking the time in looking into my musical past and formulating these questions. As a final thought I’d like to send out a message of thoughtfulness. Always be grateful for all that life brings in your path and be try to focus on what is positive and enrichess you instead of coming down on things you might not agree with. Don’t be afraid to take risks and be different from what might be thought of as mainstream. Your route might take you a bit longer to reach your goal, but as long as you are true to yourself and what you stand for it will be most rewarding in the end.