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[tab title=”Italiano”]Marco Sterk, più conosciuto come Young Marco, è un artista poliedrico, un vulcano di idee cresciuto tra le diverse anime di una città come Amsterdam, in pieno cambiamento, passato tra vari ruoli in etichette, negozi di dischi, studio e consolle. E’ perciò un onore poter rivolgere alcune domande ad uno dei nomi più interessanti che la scena olandese ha potuto produrre negli ultimi anni, perché Young Marco, oltre ad essere un crate digger, è un gran talento ed il suo album di debutto “Biology” del 2014 sta lì a dimostrarlo, un LP che è andato a ruba ed ha già raggiunto valutazioni consistenti su Discogs. Ma non solo, oltre alla sua attività solista, in questo 2015, è venuto alla luce in tutto il suo splendore il progetto ambient Gaussian Curve, con Gigi Masin e Johnny Nash, che lo ha consacrato come artista fuori da schemi definibili e angusti. Noi lo vedremo in azione a fine luglio, giocare in casa, al Dekmantel di Amsterdam, che in poco tempo è diventato uno dei simboli della vitalità e della scena dei festival e del clubbing della capitale olandese, esattamente come Young Marco.
Da dove nasce la tua passione per la musica? Ricordi un album o una situazione particolare che ha rappresentato un punto di svolta per te?
Credo dai miei genitori, come un sacco di altre persone, c’era sempre musica che suonava a casa nostra, mia mamma era una grande fan di Prince (su cui ho avuto sentimenti contrastanti, non più adesso chiaramente, nessuno può odiare Prince). Ricordo che già da bambino facevo il selector anche durante eventi sociali come i compleanni, mia mamma aveva moltissimi cd perciò “giocavo” con quelli. Più tardi, quando avevo circa 13 anni, avevo trovato lavoro come programmatore software e così scoprii le prime cose della Warp, che credo ti facciano sentire più brillante mentre scrivi codice, questo fu un vero affare per me.
Quando hai capito di essere un dj? Ci descriveresti i tuoi inizi in una Amsterdam che penso fosse un po’ diversa rispetto a oggi.
Ero a cavallo di due mondi, i concerti e la musica punk e le cose molto più hip hop. Amsterdam è stata tutta per l’hip hop per lungo tempo e quando le cose si raffreddarono, un sacco di ragazzi cominciarono a uscire con musica molto più eclettica, che suonava molto più fresca…e penso sia quello che faccio ancora oggi. Ho iniziato alle feste con gli amici, suonando i dischi che avrei voluto sentire io.
Licenze per club che stanno aperti ventiquattr’ore, moltissimi producer e dj, festival perfetti come il Dekmantel, permettono ad Amsterdam di essere una delle migliori città per essere appassionati di musica, per essere un clubber o un dj. Quali sono secondo te le ragioni di questo successo?
Amsterdam in effetti è cresciuta molto, grossa parte di ciò è dovuto al fatto che è una piccola città, non ci sono posti per tutte le scene e chi ha a che fare con la musica deve interagire necessariamente l’uno con l’altro, spingendo per creare qualcosa insieme. Recentemente c’è però stato un vero e proprio boom che ci ha legato, posti come il Trouw, il Dekmantel o il Red Light Records, siamo tutti molto amici e, a essere onesto, ognuno è collegato all’altro.
Sei un crate digger da sempre, cosa pensi di questa “rinascita” del vinile? Quanto questo è un trend vero e proprio e quanto invece è importante il mercato dell’usato?
Ho letto i soliti articoli sui giornali per dieci anni su “Il vinile è tornato!”, quando i dischi in realtà ci sono sempre stati. E’ vero che di recente c’è stata una parte di ragazzi più giovani che si è avvicinata maggiormente a questo formato, ma l’intero hype sulla questione è in larga parte basato sulle major, che provano a vendere le ristampe di Stevie Wonder che puoi comprare a un euro al mercato dell’usato.
In qualche tua intervista ho letto che per te il producer e il dj dovrebbero essere considerati su piani differenti e separati, anche se oramai è quasi naturale far convergere le due figure in una. E’ secondo possibile cambiare questo trend?
A me piace tenere i due ruoli separati, ma uno può fare quello che gli pare. Io provo a essere un producer durante la settimana e un dj nel weekend, giusto per mantenermi in forma. Non voglio però che le persone si aspettino che suoni le cose che faccio in studio, ma per altri questo funziona e va bene così. E’ una vergogna che certi fantastici dj non si prendano il tempo per farlo perché non producono e viceversa per i producer.
Il tuo album di debutto “Biology” non è particolarmente dancefloor oriented, ti sei mai immaginato una situazione, un momento perfetto per ascoltare quello che produci?
Ma no, puoi ascoltarli dove vuoi, quando pubblichi un disco questo esce dalle tue mani e va in quelle delle persone, loro possono ascoltarselo in un club o sulla Luna per quello che mi interessa. Quando esce non ci pensò più perché sono occupato a produrre un nuovo disco.
Parliamo del tuo progetto Gaussian Curve, con Gigi Masin e Johnny Nash, il primo album “Clouds” ha ricevuto moltissimi feedback positivi. Ci potresti raccontare come é nato questo progetto? Credo che Tako Reyenga (label manager di Music From Memory, ndr) abbia avuto un ruolo in questo.
Tako è stato il cuore di tutta la cosa. Io, Johnny e Gigi ci siamo conosciuti ad Amsterdam e siamo finiti accidentalmente a fare una piccola jam improvvisata. E’ venuta così naturale che Tako ci portato in studio un paio di mesi dopo e abbiamo fatto tutto l’album in tre giorni. E’ stato il disco più facile che abbia mai fatto ma anche uno di quelli di cui vado più orgoglioso. E non vedo l’ora di farne un altro.
Tra le tue tante esperienze, c’è anche quella come A&R per Rush Hour, cosa deve avere una demo per colpirti ed essere adeguata per una tua label immaginaria?
Ho dovuto ascoltare migliaia di demo per Rush Hour ma onestamente molte di loro non mi hanno mai emozionato. La musica migliore è quella che ti fa trovare sempre te stesso, ma molte volte è fatta da persone che non ci provano abbastanza.
Considerando le tue tante esperienze e i molti ruoli ricoperti, verrebbe naturale vederti anche come label manager. Ti ha mai sfiorato l’idea?
Al momento sono felice così, facendo musica e suonando i miei dischi preferiti. Ma chi può dirlo, mi annoio facilmente.
Progetti per il futuro? Nuovi dischi in uscita?
Si ho un sacco di cose nuove, un EP con il progetto Young Wolf (insieme a Jan Schulte, ndr) e un album che ho fatto a Bali con un’orchestra gamelan. Le ciminiere della fabbrica sono attivissime.
Un’ultima domanda, come collezionista di dischi di musica di tutti i tipi, consigliaci uno dei tuoi negozi di dischi preferiti a Amsterdam e un titolo dalla collezione dei tuoi vinili.
Beh, è semplice, per me Rush Hour è il posto dove trovare nuove uscite e Red Light invece per le cose usate e non lo dico certo perché sono amici a me molto vicini. Uno dei mi dischi preferiti invece è sicuramente “Apres Midi” dei Testpattern. E’ stato il mio preferito per molto tempo senza che io potessi averlo tra le mani, perché mi scappava prima che avessi la possibilità di acquistarlo. Ma alla fine ci sono riuscito.[/tab]
[tab title=”English”]Marco Sterk, well known as Young Marco, is a versatile artist, a dynamic person grown up between different music souls in a city in change like Amsterdam, working in labels, record store, music studio and dj booth. For us is an honour to ask some questions to one of the most interesting name appeared in the Dutch scene of the last years, because Young Marco, in addition of his passion for the crate digging, is a full talent and his debut album “Biology” in the 2014 is a proof of his capacity, an LP sold like hot cakes that have reached consistent evaluations on Discogs. In addiction of his solo career, in 2015, have joined the Gaussian Curve, with Gigi Masin and Johnny Nash, an ambient project that put the Dutch in the direction of an artist outside the box. At the end of July, we will have the opportunity to see Young Marco in action, playing at home, in a stage of Dekmantel of Amsterdam, another the symbol of the vitality of the Amsterdam clubbing and festival scene, as Young Marco is.
How your passion about music started? Is there an album or a situation that represent a turning point for you?
I guess just like a lot of people, my parents. There was always music playing at our house, my mom was a big Prince fan, which I had mixed feelings about then, but not anymore of course, no one can hate on Prince. I remember always being the selector at certain social events like birthdays even as a kid, my mom had a ton of CD’s, and i’d play those out. Much later, I got a job on the side as (software) programmer when I was like 13, and I discovered a lot of early warp stuff. Which I guess make you feel really smart when you write code and that was a big deal for me.
When you did you being a dj? Tell us about your beginning in Amsterdam, I think that Amsterdam was a little bit different than today.
I was kind of in between 2 worlds, I would go see like punk bands and stuff, but also was really into hiphop, Amsterdam was all about hip hop for a long time, there was a fat beats which was a big deal I guess. When the hip hop thing kind of cooled down in Amsterdam a lot of dudes started playing really eclectic stuff, which was really refreshing, and I think i’m still doing that today. I started doing parties with friends, and playing out the records that I wanted to hear.
24 hour club license, a lot of producers and dj’s, perfect festivals as Dekmantel place Amsterdam as one best cities to be a music lover, a clubber, a dj, what are the reasons of this success, in your opinion?
Amsterdam has grown so much, a big part of it, is that Amsterdam is a pretty small city, there is no room for scenes, everybody that is into music interacts with each other, and that creates a certain togetherness. But recently there has just been a total boom of great things that tied everything together, Trouw, Rush Hour, Dekmantel, Red Light Records. but its all friends so its honest and everybody is in tune with each other.
You are a crate digger, what do you think about the rebirth of vinyl format? Which part of it is just a trend and what is the importance of second hand market?
Records have always been around, I’ve been reading the same article in the newspaper for 10 years: “vinyl is back!”. Recently there is definitely a scene of younger kids that are into records, but the whole hype is mostly based on majors trying to flog Stevie Wonders reissues that you can buy for 1 euro on the flea market.
In some of your interviews that producer and dj roles must be different and separated, but today the trend seems to make these two characters converge. Is it possible to change this trend, in your opinion?
I like to keep the two separate, but you should do whatever works man. I try and be a producer in the week and a dj in the weekend just to keep me sane. I don’t want people to expect me to play the stuff I make in the studio, but for other people that works and its fine. Its a shame though that certain amazing DJ’s don’t get the time of day cause they don’t make records, and vice versa with producers.
Your don’t seem to be dance floor oriented, especially your debut album “Biology”, How do you imagine a situation of perfect listening for your works.
You can listen to it where ever you want! It is what it is. When you release a record its out of your hands and the people own it, so they can listen to it in a club or on the moon for all i care. When its out I don’t think about it too much cause i’m busy making another record.
The first album “Clouds” of the Gaussian Curve project, with Gigi Masin and Johnny Nash, have received many positive feedbacks. Can you tell us how this project was born? I guess that Tako Reyenga had a role in it.
Yeah Tako was definitely at the core of that whole thing. Me, jonny and gigi had a chance meeting in Amsterdam and we did one quick jam in the studio by accident which felt so natural that tako got us back in the studio a couple months later and we did the record in 3 days. It was the easiest record i’ve ever made, but also the one i’m most proud of. I can’t wait to do another one.
Among your many experiences, you’ve also been A&R for Rush Hour, how can a demo moves you and fit for your perfect imaginary label?
I’ve must have listened to thousands of demos at Rush Hour, but honestly most of them never struck a chord. The best music you always find yourself, cause a lot of times its made by people who aren’t trying that hard. I have nothing against demos though.
Considering your experience in many roles, it could be natural to see you becoming a label manager too. Do you have any idea about it?
At the moment, I’m quite happy just making music and playing my favorite records, but who knows. I’m easily bored.
What types of projects do you have for the future? Some new music to release?
Yeah lots, A Young Wolf EP, and album I made in Bali with a Gamelan Orchestra, some remixes and some solo stuff. The chimney keeps on smoking!
Last question, you love digging and weird production, so I’d like you to suggest us the name of one of your favorite record store in Amsterdam and the title of one the vinyls in your collection.
Well thats easy, Rush Hour is the place for new stuff for me, and Red Light for second hand, and I’m not saying that cause its all run by very close friends. As for one of my favourite records, its Test Pattern – “Apres Midi” is up there for sure, Its been a favourite for a long time but I could never get my hands on it cause it blew up before I had the chance to get it. But I finally got it last week.[/tab]
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