E sia, chiamiamolo pure così. “Retrofuturismo”, un termine che balza fuori ciclicamente ogni volta che la tendenza a inseguire le intuizioni moderne si unisce a un’affinità innata verso certi consolidati equilibri storici. Una sorta di passione a doppio taglio, per il domani e per l’ieri, che non è per forza una contraddizione: come rileggere il rinascimento alla luce del surrealismo. Il buon Paradinas d’altronde è furbo, sa quanto queste accezioni stuzzichino la curiosità di un pubblico intellettuale come il suo e non ha perso tempo a spenderselo in questo nuovo album, insieme a una manciata di riferimenti-feticcio come Aphex Twin, Orbital, Art Of Noise, Rustie e il footwork.
Eppure il bluff è contenuto: “Chewed Corners” ha proprio il doppio passo affascinante che può esser partorito da un artista della sua dimensione, da una parte profondamente focalizzato sulle nuove invenzioni di oggi e dall’altro immerso in una storia elettronica che copre diversi decenni e di cui lui stesso è stato protagonista negli anni ’90. Tra tutti gli esponenti dell’intellighenzia IDM citati come possibili influenze in realtà il più prossimo è Kuedo, ed è nel paragone con “Severant” (ormai possiamo dirlo: un disco più importante che veramente bello) che µ-Ziq esce oggi vincitore. La composizione sonica è esattamente la stessa (krautrock cosmico, ambientalismo IDM e acume ritmico figlio di footwork e post-hip-hop) ma quello che in Kuedo era un puro esercizio di tecnica µ-Ziq lo rende fluido e compatto, suggestivo in maniera naturale e libero da artificiosità.
E dire che in certi frangenti il tasso tecnico è davvero alto. Come in “Taikon”, un viaggio spaziale in 10/8 sottoposto a mutazione genetica verso l’avanguardia percussiva del finale, o “Tickly Flanks”, con quel giro di tastiere diluito nella resina sintetica del fitto breakbeat. Eppure non vien perso il polso della sensibilità, i pezzi più affascinanti (prendi una “Twangle Melkas” o “Mountain Island Boner”) hanno una morbidezza innata ed essenziale che sa di non dover esagerare e certe fantasie in salsa housey come “Wipe” e “Houzz 10” rappresentano i gustosi cedimenti dell’aristocrazia in favore di un sound più avvolgente. La netta attenzione verso l’ascoltatore rappresenta oggi l’altro volto di un Paradinas che già in Heterotic aveva rinnovato il suo linguaggio verso forme più gentili all’orecchio. Tra i due, questo è il suo lato più completo, efficace sia nel cuore che nella mente. Senza nulla togliere a Kuedo e Rustie, ma stavolta l’accostamento è stato anche troppo generoso.